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Siamo a Poggio Corbello, borgo rurale della campagna maremmana, negli anni ’80, in una casa isolata dal paese. Qui vivono Nives e Anteo, contadini, vicini ai settanta anni tutti e due. Una mattina Anteo va a rigovernare i maiali, fa freddo, gli prende un coccolone e muore. Nives, rimasta sola, tiene botta, ma non riesce a dormire: “le giornate sono lunghe, le ore sono badilate nei denti.” Per farsi compagnia, prende una gallina dal pollaio, Giacomina, e se la porta in casa: con lei accanto, nel letto, Nives torna a dormire “come una faraona.”

Una sera, mentre le due sono in salotto a guardare la televisione, Giacomina si blocca, si impalla. Nives è presa dal panico, non sa che fare, alla fine decide di chiamare al telefono, Loriano, il veterinario del paese. Durante questa telefonata vengono fuori tutti i segreti inconfessabili della comunità del paese.

Un lavoro su come elaborare il lutto, la perdita di un affetto caro, sul trovare la forza per andare avanti, accettando le proprie debolezze:

“Io non sarò stata una campionessa come madre e come moglie, ma almeno non mi sono mai ingannata.”

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